Diventa socio
Sostieni la nostra attivitą Contatti

 

Cerca per parola chiave
 

 

Autori

 

Ci sono 305 persone collegate

 

\\ Home Page articoli : Articolo
Soru, De Benedetti e la libertą della politica.
Di Francesco Agnoli - 14/01/2009 - Politica - 1288 visite - 0 commenti

L'Ingegner De Benedetti, col suo impero editoriale (Repubblica, Espresso e decine di quotidiani locali) deve aver deciso di cambiare cavallo: in passato si candidò alla tessera numero uno del partito democratico, ed incoronò platealmente prima Francesco Rutelli, nel 2001, e poi Walter Veltroni. Oggi sembra abbia intenzione di scaricare quest'ultimo, dati gli scarsi risultati e ancor più scarsi sondaggi.

Un giornalista ha notato la cosa con queste parole: “Ma per chi non fosse particolarmente sveglio, ci pensa la copertina dell’Espresso a chiarirlo, tutta dedicata a Soru. Titolo: “Sono l’anti-Silvio”. ..Nel Pd c’è chi l’aveva capita da un pezzo. Per la precisione, dal giorno di quell’altra terribile copertina dell’Espresso, “Compagni Spa”, seguita da fior di prime pagine di Repubblica, a rilanciare inchieste sugli amministratori locali del Pd non sempre, come dire, a prova di bomba. Nel giro di poche settimane buona parte di quei casi si è sgonfiata. Sindaci e parlamentari per i quali era stato chiesto l’arresto – e in qualche caso, come a Pescara, l’arresto era stato anche effettuato – si sono visti dare ragione dal tribunale del riesame. Ma l’editoriale di Repubblica uscito in quei giorni, con un titolo che era tutto un programma: “Senza indulgenze”, nel Pd non era passato inosservato. Per il settimanale del gruppo guidato da Carlo De Benedetti, il nuovo Prodi è lui: l’ex presidente della Sardegna, nonché fondatore di Tiscali (di cui peraltro De Benedetti possiede una quota), nonché editore dell’Unità (dove peraltro Soru ha chiamato come direttore una firma storica di Repubblica, Concita De Gregorio)”.

Insomma, se Soru vince in Sardegna, diverrà il nuovo leader del Pd, col sostegno di De Benedetti e la proprietà dell'Unità? Non lo so, certo mi confermo in un antico sospetto: una delle più importanti motivazioni che spinsero a suo tempo Agnelli e De Benedetti, i due grandi proprietari di quotidiani in Italia, a fare la guerra a Berlusconi non fu nulla che avesse a che vedere con la moralità od altro (sarebbero tutti in pesante deficit). Berlusconi, a parte ogni altra valutazione, che non mi interessa, era una novità: un parvenu che voleva fare il politico, e per farlo non aveva bisogno di bussare ai poteri forti (industrial-mediatici), come si era fatto sino ad allora, perchè era già lui un potere forte, troppo autosufficiente, e per questo poco facilmente eterodirigibile.

 
Nessun commento trovato.

I commenti sono disabilitati.